Perchè dico no alla guerra in Libia. Sì alla via diplomatica. Ma si vuole la pace o il petrolio?
Ancora una volta una guerra per "ragioni umanitarie". Sembra la specialità del terzo millennio. Con interventi per motivi umanitari o a favore di civili indifesi nel mondo attuale ci sarebbe da sbizzarrirsi. Milioni di persone muoiono letteralmente di fame, non è forse un valido motivo umanitario per intervenire? In questo preciso momento, ad esempio, in Costa d'Avorio sta avvenendo un vero genocidio sotto gli occhi dell'ONU e del mondo intero, ma nessuno sta difendendo i civili. E qui nessuno ne parla. Una città di cinque milioni di abitanti, Abidjan, letteralmente in balìa delle milizie. I racconti sono agghiaccianti. Già un milione i profughi. E anche lì la presenza della Francia... I sondaggi danno Sarkozy in calo e allora si concentra sulla politica estera. Ma ha posizioni troppo istintive e di breve periodo. Mi domando chi siano i suoi consiglieri. L'Africa sta abbandonando le vecchie potenze coloniali e si affida a Cina, India, Russia, Sudafrica, Brasile (i cosiddetti paesi BRICS). Queste guerre mi sembrano un segno di debolezza.
E poi, ancora una volta, una guerra che, si garantisce, sarà "veloce", mentre sul campo, in Libia, siamo già allo stallo. Gli USA si sfilano, i francesi sono in affanno e si chiama l'Italia. Tutti gli analisti militari sanno bene che non basta "volare e colpire" ma prima o poi bisognerà che centinaia di migliaia di soldati europei mettano i loro scarponi sul suolo libico, controllino un territorio più vasto molte volte l'Italia e mettano al potere un governo di "chi sa chi", con possibili infiltrazioni fondamentaliste. Tale governo, imposto dalle armi europee, verrebbe percepito subito dall'Africa come servo dell'Occidente e provocherebbe una reazione pan-africana contro quella che è in effetti una nuova forma di colonialismo. L'Africa, perciò, agli africani. Non mettiamoci in quel ginepraio di etnie e tribù che è il continente africano perchè anche con le migliori intenzioni, non ci capiremmo proprio niente.
Inoltre, ancora una volta una guerra per la "democrazia", mentre oramai lo sanno anche i muri che si è là per il petrolio e il gas libico. Vi ricordate la guerra in Iraq e l'affannosa ricerca delle famose armi di distruzione di massa? Le avete viste? Pura disinformazione di menti raffinatissime. E allora, per giustificare, si è detto che si interveniva contro un dittatore, per la democrazia. Risultato della democrazia: i cristiani fuggono dall'Iraq, sono stati letteralmente decimati; forse ne sono fuggiti più in questi dieci anni che in duemila anni di presenza fra il Tigri e l'Eufrate. Era meglio ascoltare il Papa. Aveva ragione Giovanni Paolo II (domenica sarò a Roma per la sua Beatificazione e pregherò per la pace), ma nessuno lo ha ascoltato, e Bush e l'Occidente andarono alla guerra, ancora una volta per il petrolio.
A quei tempi, il sottoscritto, pur essendo tenente di artiglieria in congedo, espose la bandiera per la pace. Ma ora dove sono le bandiere? Nella dottrina sociale cristiana esiste il concetto di "guerra giusta", ma devono essere soddisfatti alcuni presupposti ineliminabili. Uno dei quali è il cercare prima tutte le soluzioni negoziali e le possibili alternative. In Libia invece si è cominciato subito a bombardare, Francia e USA non vedevano l'ora! Lo stesso vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli ha chiesto personalmente a Berlusconi di rivedere questa decisione e di riavviare una azione diplomatica, pur aggiungendo di non credere che da parte occidentale ci sia la volontà di aprire un dialogo. Tale dichiarazione è una ulteriore conferma dei miei sospetti. Lo stesso Benedetto XVI chiedeva che diplomazia e dialogo prendessero il posto delle armi e si favorisse l'accesso dei soccorsi umanitari, mentre nello stesso momento il nostro governo decideva di bombardare. Si vuole la pace o il petrolio?
Perciò dico no a questa guerra in Libia, invito tutti gli uomini di buona volontà ad alzare la propria voce. Personalmente, il mio futuro impegno sociale e politico dipenderà molto da come i partiti e i loro parlamentari, anche parmigiani, anche di ispirazione cristiana, si comporteranno in questo frangente storico.
E poi, parliamo di costi. Ancora una volta pagheremo un prezzo economico altissimo. Nessuno ci ha dato i numeri. Non si hanno i soldi per la benzina delle gazzelle della polizia e li si trovano per i Tornado? Si tagliano i soldi alla scuola e li si trova per le bombe? Che ne pensa Tremonti? Una campagna militare di medie dimensioni può costarci come dieci manovre finanziarie, dove prenderemo i soldi?
Ma certo, dal petrolio libico.
E allora chiamiamo le cose con il loro nome.
Monarchia invece di Gheddafi? E la democrazia dov'è finita?
Stiamo andando a fare una guerra perchè si vuole "esportare la democrazia" e invece dalla Cirenaica giungono notizie che molti insorti vorrebbero il ritorno della monarchia dei discendenti del Re Idris, che fu spodestato da Gheddafi 40 anni fa. Dittatura o monarchia? Questo è il dilemma.
"Monos" in greco vuol dire "uno". Monarchia è letteralmete il governo di una sola persona. Mi sa che bisognerà chiarire i termini. Per evitare di fare la guerra per una ragione e poi, come al solito, ce ne troviamo un'altra. La superficialità con la quale il nostro parlamento e i mass media stanno affrontando il caso Libia è impressionante. Si assiste a un concentrato di slogan con scarsa sostanza all'interno. Ma conosciamo la Libia o parliamo di una realtà sconosciuta in cui però abbiamo la presunzione di intervenire?
Grandi potenze occidentali stanno armando la ribellione della tribù nemica della tribù di Gheddafi. Addestratori occidentali pare che insegnino ad usare, almeno, le armi leggere, a coloro che anche i più sprovveduti giornalisti da settimane definiscono come una vera e propria "armata Brancaleone", e lo stallo sul campo lo dimostra. Anche per questo si è chiamata l'Italia, visto che nessun altro, Germania in testa, voleva andarci a combattere per l'avventura dei francesi.
Ho seri dubbi che si voglia la democrazia, anche se sinceramente lo spero, ma si può vivere di speranze? L'Africa ha una storia e realtà differente da quella europea, fatta da miriadi di etnie e tribù, e queste notizie lo confermano. Si dirà allora che sarà una monarchia costituzionale di tipo democratico, così ci metteremo la "coscienza a posto". Io però non mi accontento e soprattutto non mi fido. In politica vige sempre il pericolo del "tu lavori e io incasso". Per chi si sta lavorando? Cui prodest?
Ma chi è questo governo di transizione che ci si è affrettati a riconoscere? Ho i miei dubbi che rappresenti tutte le tribù, partiti o movimenti della Libia. Nasce già viziato di partigianeria.
Cosa sta succedendo allora?
Ecco il mio modesto ragionamento.
In realtà, gli attuali padroni del mondo non tollerano stati indipendenti in Africa, poichè l'indipendenza porta al benessere, e l'Africa è ricchissima di materie prime, infatti Costa d'Avorio e Libia erano i due fra i paesi con più benessere in Africa, ma, purtroppo per loro, anche fra i più indipendenti di tutto il continente, ciò non è stato alla lunga tollerato... Sono stati volutamente precipitati nel caos. L'Africa, deve essere oggetto di saccheggio perenne. Povertà e guerra, e quindi sempre più disperati e profughi in Europa. Bossi, dal cui pensiero il sottoscritto è lontano mille miglia, è stato l'unico che, con la sua consueta rozzezza, ha detto però alcune verità. La causa dell'emigrazione africana perciò è da ricercarsi, non in Africa, ma nelle capitali occidentali. La Libia era ricca e infatti non si vedeva un emigrante libico da noi. Ora con la guerra cominciano ad affluire a Lampedusa e sono centinaia ogni giorno. L'isola appena sgomberata è di nuovo strapiena.
Quando i popoli saranno veramente liberi?
Non ci può essere democrazia senza indipendenza. A proposito, l'Italia è indipendente, visto che è bastata una telefonata di Obama e la visita di Sarkò per fare cambiare idea al nostro Presidente del Consiglio? Abbiamo veramente celebrato l'indipendenza dell'Italia? Possiamo autodeterminarci?
In Libia si dia spazio al negoziato e si abbandoni la politica dei Tornado e delle bombe.
Ma all'Occidente interessa la pace o il petrolio?
Glauco Santi
glc.snt@libero.it
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