La gente non vuole la guerra in Libia
Alcuni sondaggi danno una fortissima percentuale di contrarietà alla guerra da
parte dei cittadini italiani. Ciò è anche confermato dai miei continui colloqui
quotidiani. L'opposto di quello che sta avvenendo in Parlamento: la maggioranza
dei parlamentari é favorevole alla guerra in Libia. Si conferma ancora una
volta una preoccupante frattura fra parlamento e paese. Il nostro parlamento,
essendo composto da "nominati" dai capi partito e non da eletti in base al
principio delle preferenze, non è più lo specchio dei cittadini. I parlamentari
sono in realtà lo specchio dei leader ed esprimono il livello di fedeltà al
capo. Oggi i "veri parlamentari", eletti in base alle preferenze, sono nei
consigli comunali, consigli regionali, parlamento europeo. La distanza fra
politica e paese cresce, e con essa il tasso di insofferenza verso l'attuale
classe dirigente fatta prevalentemente da perfetti incapaci.
Esprimo, di seguito, il mio no, in dieci punti, a quella che è una vera e
propria guerra di aggressione alla Libia.
1. Si è oramai al di fuori della Risoluzione 1973, la quale prevede
espressamente la sola difesa dei civili, non l'eliminazione di Gheddafi e dei
suoi familiari, e non il sostegno militare a una sola fazione e il
coinvolgimento diretto in attività offensive. Cosa che si sta puntualmente
verificando. Si è perciò al di fuori del diritto ONU.
2. Vi sono forti perplessità etiche sulla procedura adottata. Ad esempio, per
i politici cristiani e per i partiti che si ispirano alla Dottrina Sociale
della Chiesa, si può parlare di "guerra giusta" solo se vengono rispettate
alcune condizioni, fra cui l'irrinunciabile tentativo negoziale e diplomatico e
la ricerca di possibili alternative. Qui si è iniziato subito a bombardare. per
cui siamo palesemente al di fuori di tale Dottrina. Ciò indica indirettamente
che le intenzioni reali sono altre.
3. Si è riconosciuto un governo di transizione libico che non rappresenta
tutte le componenti popolari e tribali libiche. Giungono notizie che si voglia
far insediare addirittura un discendente del Re Idris, spodestato con un colpo
di stato da Gheddafi 40 anni fa, creando così una monarchia. E allora la
democrazia dov'è andata a finire?
4. La guerra è palesemente coloniale e l'obiettivo reale, al di là
dell'ipocrisia dei governi, è il petrolio e il gas.
5. C'è pericolo di una reazione anticoloniale da parte del pan-africanismo,
tenendo presente che Gheddafi è stato più volte presidente dell'Unione
Africana. Pare che molti africani provenienti da tutta l'Africa stiano già
combattendo in Libia e presumibilmente ne arriveranno di più. Sta diventando,
causa della miopia delle superpotenze, una guerra di liberazione e di
indipendenza dal neocolonialismo occidentale.
6. La guerra è costosissima e l'Italia non ha i soldi. Aumenterà il debito
pubblico e i nostri sacrifici di questi anni serviranno solo a ingrassare le
multinazionali delle armi e del petrolio. Non abbiamo i soldi per la scuola, la
sanità e la sicurezza e improvvisamente li si trova per Tornado e bombe?
7. Già arrivano a migliaia, ogni giorno, i profughi e i disperati sulle nostre
coste. Incominciano ad arrivare anche i libici, popolo che prima di questa
guerra non emigrava affatto, poichè in Libia economicamente si stava bene.
Teniamo poi presente che i profughi di guerra non possono essere rimandati in
patria, ma ce li dobbiamo tenere in Italia fino alla fine delle ostilità.
8. La guerra di aggressione è anticostituzionale. La nostra Costituzione
prevede solo una guerra difensiva.
9. Berlusconi ha iniziato a bombardare senza un preliminare voto del
parlamento. Ciò è in violazione della nostra Repubblica parlamentare. Prima si
parla e poi eventualmente si bombarda. Qui prima si bombarda e poi
eventualmente si parla. E' questa la democrazia che vogliamo?
10. Il governo aveva in un primo momento deciso di non bombardare poi dopo la
telefonata di Obama e la visita di Sarkozy ha cambiato idea, pare sembra senza
neppur consultare il suo più importante alleato. Siamo ancora un paese
indipendente?
Domenica primo maggio ero a Roma per la Beatificazione di Giovanni Paolo II
assieme a un milione e mezzo di pellegrini. Vi ricordate cosa disse il Papa: no
alla guerra in Iraq, Ma Bush e l'Occidente vollero andarci lo stesso, perchè si
diceva che ci fossero armi di distruzione di massa, le quali mai furono
trovate. Cosa riconosciuta, però, in seguito anni dopo, dallo stesso Bush.
Intanto erano morti circa un milione di iracheni, per la maggior parte civili.
Vera follia!
Mons. martinelli da Tripoli continua ad esortare l'occidente perchè passi al
dialogo, al negoziato e a un doveroso cessate il fuoco. Anche Benedetto XVI ha
detto che il dialogo deve prendere il posto delle armi. La guerra non è mai una
realtà assolutamente inevitabile.
Ma si vuole la pace o il petrolio?
Cordiali saluti.
Glauco Santi
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