E se cambiassimo l'art. 1 del Codice Civile?
L'art.1 del Codice Civile, sotto il titolo "Delle persone fisiche", così recita: "La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge attribuisce al concepito sono subordinati al momento della nascita". Chi non è nato non ha dunque diritti? E'un parto, naturale o cesareo che sia, criterio dirimente di diritti? L'on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, si è fatto promotore della proposta di legge seguente: "La capacità giuridica si acquista dal momento del concepimento. I diritti patrimoniali, che la legge attribuisce al concepito, sono subordinati all'evento della nascita". In tal modo per il nascituro essere riconosciuto dotato di capacità giuridica ed essere riconosciuto titolare del diritto alla vita sarebbe la stessa cosa. L'esperienza dei Centri di Aiuto alla vita che, in Italia, in più di trent'anni, hanno salvato la vita a circa centomila bambini, ci dice che in un numero rilevante di casi la spinta all'aborto è data dalla affermazione, nell'ambiente circostante, verso la madre in difficoltà, che non c'è di mezzo un bambino, un figlio, ma che si tratta di "un grumo di cellule".
Ciò è una affermazione culturale che non ha alcuna base logica nè scientifica. Bisogna d'altra parte riconoscere che in ciò l'attuale art.1 del Codice Civile non aiuta. Le leggi infatti hanno un forte valore educativo. Se è vero che è la cultura a produrre le leggi, è altrettanto vero che le leggi producono cultura e promuovono comportamenti. Se la legge dichiara la soggettività giuridica del bambino e del figlio fin dal momento del suo concepimeto sarà più facile il suo riconoscimento sociale e individuale, e quindi il rispetto del suo diritto alla vita, diritto fondamentale ed universale. Subordinare la capacità giuridica all'evento nascita, così come recita l'attuale articolo, rappresenta ancora una fortissima discriminazione fra persone nate e persone, concepite e con vita intrauterina, ma ancora non nate, e vìola il principio di uguaglianza fra esseri umani. Fra una vita umana prenatale priva di diritti e una vita umana postnatale avente i diritti. Lo stesso art.1 della legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita, riconosce al concepito la qualità di soggetto titolare di diritti.
Vogliamo ancora pensare che in quei nove mesi di gestazione non ci sia un bambino, ma ci sia il nulla? Ciò è ragionevole?
Cordiali saluti
Dr.Glauco Santi
glc.snt@libero.it
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