Greed is good? L'avidità è buona o è l'origine di ogni miseria?
Fino a poco tempo fa il motto degli speculatori finanziari era: "greed is good", l'avidità è buona.
In realtà mi sto convincendo del contrario. Non sono un economista, ma il motto lavorare poco e guadagnare molto non credo essere più di attualità. Le alchimie finanziarie hanno rivelato il loro fiato corto. Dobbiamo invece ritornare al lavoro, all'umile, paziente e semplice lavoro. E' il lavoro che produce ricchezza, l'avidità invece miseria.
Il fine della finanza deve essere il sostegno all'impresa e quindi al lavoro, mentre oggi si lavora per mantenere una finanza sempre più avida. Ma l'avidità è giunta al suo capolinea e i maghi della speculazione si sono rivelati per quello che sono, venditori di fumo.
Nel Medioevo l'usura era considerata un peccato. Produrre denaro da altro denaro era ritenuto contro la natura delle cose e immorale. Pur con gli opportuni distinguo, tale convincimento aveva una sua "ratio". Il baricentro dell'etica economica era considerato il lavoro, non il denaro.
Ad esempio, l'avvento dell'Euro, specie in Italia, ha fatto raddoppire i prezzi. Molti hanno visto in ciò una opportunità di speculazione e il risultato è stato costruire un tenore di vita e un livello di spesa che alla lunga si è rivelato insostenibile. Il risultato, dovuto anche a tante altre cause, è che non ci sono più soldi. Mancando i soldi vi è stata una contrazione degli acquisti e da qui il raffreddamento della vita economica, quindi la diminuzione della produzione e del lavoro. I soldi vanno dove i prodotti costano meno, in particolare verso la Cina e i paesi cosiddetti "BRICS", economie emergenti. La loro povertà si è rivelata una opportunità e la nostra ricchezza una disgrazia. Siamo diventati vittime della nostra forza. Una volta si svalutava la "Lira" per aumentare le esportazioni, oggi non è più possibile, anzi l'Euro è addirittura più forte del Dollaro. Ma perchè una moneta così forte quando sta montando la disoccupazione e quindi la povertà in Europa? Cui prodest?
Lancio una provocazione: dimezzare i prezzi per raddoppire il lavoro.
Nella mia attività professionale autonoma ho adottato questa linea, rischiando, proprio nel 2009. L'operazione ha funzionato. Nell'anno "horribilis" ho in questo modo raddoppiato il lavoro, certo mantenedo costanti le entrate, ma si è innescato in questo modo un circolo virtuoso. L'economia è un pò come la viabilità. Il pericolo numero uno della circolazione stradale è che il flusso si fermi. Quando qualcuno mi dice che manca il lavoro, gli rispondo in modo brutale che è una balla! Non manca il lavoro, ma l'umiltà. Quanti italiani vediamo sulle impalcature o nei campi, fare le badanti o alzarsi alle 4 di mattina per fare le pulizie? Stanno scomparendo le botteghe artigianali e metà delle bancarelle dei mercati sono ormai cinesi. Il lavoro parla sempre più straniero.
Ci siamo un pò tutti ammalati di avidità e per guarire dobbiamo tornare ad attraversare la "porta stretta" del lavoro.
Riscoprire le virtù civili del lavoro. Riscoprire le potenzialità di una vita più sobria. Riconosciamo di avere vissuto al di sopra delle nostre possibilità e facciamo verità in noi stessi, anche perchè il periodo delle "cicale" è finito e tornano di moda le vincenti protagoniste di sempre: le "formiche". Le umili e operose formiche.
Cordiali saluti.
Glauco Santi
glc.snt@libero.it
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