Assistiamo la vita, non il suicidio della vita
Sui mass media si sta parlando sempre più di "suicidio assistito" e vi sono proposte che mirano a introdurre nella nostra legislazione, come ad esempio nella vicina Svizzera, la possibilità di togliersi la vita, "assistiti" addirittura da personale medico e paramedico, oltre che da "volenterose" associazioni.
Non voglio entrare nei casi particolari e personali di cui i mezzi di informazione ci hanno dato notizia in questi giorni.
Quando in bioetica si parla di "china scivolosa", questo è un esempio da manuale.
Se qualcuno pensava che il limite potesse fermarsi all'eutanasia si era illuso.
Una libertà, avulsa dalla legge naturale, non si accontenta di qualcosa, ma vuole disporre di "tutto", salvo poi quel "tutto", distruggerlo.
Il pensiero relativista non ha assolutamente un futuro, il futuro appartiene invece alla vita e la vita ha delle leggi ben precise, infrangere le quali vuol dire entrare, non in un circolo virtuoso, bensì vizioso.
Invece di proporre eutanasie e suicidi assistiti, chiediamoci piuttosto come rendere la sofferenza, fisica o interiore, più sopportabile. Ognuno di noi si interroghi come essere compagnia all'altro e su qual valori, spirituali religiosi o semplicemente umani, basa la propria esistenza. La solitudine e il malessere esistenziale che ad essa si accompagna interroga la nostra comunità civile. Quante persone incontro nella mia vita personale o professionale, come cittadino o come medico, che mi dicono che soffrono molto per la loro solitudine.
Ma che società è mai questa, che agli inizi del Terzo Millennio, dopo le grandi conquiste della tecnica e della scienza, nella globalizzazione dei social network in cui comunicano centinaia di milioni di persone dagli angoli più remoti del pianeta, non ha ancora vinto la battaglia contro questa terribile e nefasta "malattia":
la Solitudine?
Cordiali saluti
dr.Glauco Santi
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