Quoziente Famigliare "Parma" e Bene Comune
Il Comune di Parma ha purtroppo deciso di sospendere il Quoziente Famigliare, ossia il sistema messo a punto negli ultimi anni dalla precedente amministrazione per calcolare tasse e tariffe comunali in base al numero dei figli o dei componenti e carichi famigliari.
Parma è stata, ed è, un importantissimo laboratorio nazionale di politiche famigliari, che ha fatto scuola per tante città e comuni lungo la Penisola; una esperienza nata "dal basso", dal territorio e dal suo generoso associazionismo, in attesa di provvedimenti da parte dello Stato centrale ancora là da venire.
Il Quoziente Famigliare "Parma" ha una concezione che è esattamente opposta al classico ISEE. Nell'ISEE i carichi famigliari hanno una dinamica di tipo decrescente, mentre nel Quoziente Parma progressivamente crescente, ossia ad ogni componente o figlio in più viene riconosciuta una aliquota maggiore. Ciò ha lo scopo di incentivare l'unità e la solidarietà famigliare e soprattutto la natalità. In una parola l'Ente pubblico investe risorse sulla Famiglia, perchè la Famiglia, ed è qui il punto, è una risorsa di interesse pubblico.
L'obiezione che normalmente viene fatta al Quoziente Famigliare è di non essere equo per il suo carattere universalista e che l'aiuto pubblico dovrebbe essere impostato su politiche assistenziali mirate esclusivamente alle fasce più deboli della popolazione, cioè alle famiglie povere.
Questa obiezione, che viene principalmente dagli ambienti della Sinistra, confonde ancora una volta le politiche di lotta alla povertà, di assistenza sociale, con le politiche famigliari che sono di incentivo e basate sugli sconti tariffari, che invece hanno carattere universalista. Sono due "voci" che vanno assolutamente distinte, anche se ugualmente importanti.
La politica di lotta alla povertà infatti non può essere fatta con "sconti". Per un povero pagare una bolletta 80 euro invece di 100 euro, non gli cambia la vita. Un povero non ha né i 100 euro, né gli 80 euro. Il povero ha bisogno di essere aiutato "di peso", con politiche assistenziali complessive e coordinate che lo facciano uscire, a poco a poco, dallo stato di indigenza.
Altra cosa invece sono le politiche famigliari, che non sono di diretta lotta alla povertà (se non indirettamente come prevenzione) ma che, basate su sconti tariffari hanno lo scopo di far rimanere più soldi in tasca anche alle famiglie del ceto medio non povere, e fungano quindi da incentivo per la natalità e facciano nascere il desiderio, ad esempio, in chi ha due figli di cercarne un terzo o eventualmente un quarto...
L'obiettivo dunque delle politiche famigliari è prima di tutto l'interesse che lo Stato ha ad un incremento di una natalità che vede l'Italia agli ultimi posti nel mondo.
Dobbiamo uscire dalle falsità neo-malthusiane che vedono nel decremento della popolazione un aumento della ricchezza pro-capite. Ciò è stato ampiamente smentito da numerosi studi scientifici.
Un solo esempio. Se cala il numero dei figli, dei giovani e quindi dei lavoratori, i quali versano contributi alla previdenza, non possono essere pagate più le pensioni. Se prima c'erano "tre nipoti" che con i loro contributi pagavano la pensione a "un solo nonno", ora c'è "un solo nipote" che con i suoi contributi deve pagare la pensione a ben "tre nonni". Non ci sono più soldi per pensioni decenti ed è questo il motivo per cui in tutto il mondo i governi cercano di procrastinare il raggiungimento dell'età pensionabile il più tardi possibile, anche grazie all'allungamento delle attuali aspettative di vita.
Maggiore natalità garantisce inoltre la conservazione del patrimonio culturale dell'Italia. Non si può infatti considerare come scelta ottimale che il problema natalità ce lo risolvano gli immigrati. Non voglio teorizzare una sorta di "autarchia demografica" ma non cadiamo nel rischio diametralmente opposto che vede gli italiani oramai rassegnati ad essere una popolazione vecchia o in via di estinzione.
Fra cinquant'anni l'Italia sarà ancora abitata da italiani?
E se allo Stato conviene il ripristino ormai inderogabile di una natalità ottimale, il Quoziente Famigliare "Parma", sperimentato nella nostra città, va dunque difeso e semmai esteso.
Cordiali saluti
Glauco Santi
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Quoziente Famigliare "Parma" e Bene Comune

20/01/2012 16:34